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"In Paradiso con Michael Jackson" di Gonzague Saint Bris

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SilviaMJ
view post Posted on 31/10/2012, 16:02 by: SilviaMJ




...Continua

La mattina gli lancio un "Mbolo" di benvenuto e Michael mi risponde con un “Samba” forte e cordiale.
Alcune ore più tardi, ci incontriamo nella reception dell'hotel:
“Quando ti vidi questa mattina, sul tuo balcone, di profilo con lo sfondo dell’aurora, era come vedere un quadro. Non è per lusingarti quello che ti dico, ma, per la progressione della luce in quell’istante stesso, mi ha fatto pensare alla frase di Leonardo da Vinci: ” Guarda la luce e ammira la sua bellezza. Quello che hai appena visto non c'è più e quello che vedrai non c'è ancora”.
Un silenzio, poi Michael risponde: ” esatto, questa è la mia passione per la pittura, è il modo in cui mi avvicino a essa. Studiando le pitture di Poussin ho imparato a sfidare le prime impressioni. In un paesaggio, quello che vedi non è quello che è. Il più delle volte, ciò che è raffigurato è quello che c'è tra il soggetto e te.”
Si riferisce al dipinto di Nicolas Poussin, a cui si deve la decorazione del Palazzo del Lussemburgo a Parigi.
“Sei abbastanza misterioso”
“Sì, perché era anche Poussin. E 'stato senza dubbio iniziato ai segreti esoterici e di tutti i suoi quadri hanno un rapporto con la morte e la vita dopo la morte, ma nascosto sotto una forma simbolica nelle sue composizioni e nell'atteggiamento dei personaggi.”
“Allora per te si tratta di una pittura codificata, ma, come spiegare, quale è il messaggio?”
“Che il mondo è effimero e l'uomo è minuscolo davanti alla grandezza della natura.”
“Allora Poussin è classico o non lo è?”
“Classico nel suo modo di dipingere e non classico nel suo modo di avvicinarsi ai misteri della vita e nel cercare di trasmetterceli.”
“Perdonami Michael, ma sono un po’ confuso, mi spieghi in quale modo, si possono codificare i suoi quadri?”
“Non hai mai osservato un suo lavoro? Nicolas Poussin utilizza numeri, simboli e geroglifici. Tutto ciò che per insegnare la ragione pratica che la saggezza conduce alla felicità.”
“A te, Michael, che cosa ti ha portato personalmente la pittura di Poussin?”
Risponde di profilo. Un profilo perduto davanti al paesaggio...
“Solo l’assenza di passione può assicurarci l'assenza di sofferenza.”
“A che cosa pensi quando guardi il quadro I PASTORI DI ARCADIA?”
“Che grazie a Nicolas Poussin ho un'abilità con la pittura e un posto nel cosmo!”
Peccato che Nicolas Poussin non può essere al nostro fianco per chiarire la nostra conversazione. Ci avrebbe detto: “I colori nella pittura sono i richiami che persuadono la vista, come la bellezza dei versi nella poesia." Egli ci avrebbe spiegato perché "la pittura non è che un'idea di cose immateriali." Ci avrebbe indicato la sua regola: "Dalla mano del pittore non deve uscire nessuna linea che non si sia formata prima nel suo spirito." Egli non ci avrebbe occultato la sua ossessione per la perfezione: "Quello che vale la pena essere fatto, vale la pena che sia ben fatto." Né dissimulato il suo piccolo difetto: La "mia natura mi obbliga ad amare e a cercare le cose ben ordinate." In definitiva, ci avrebbe rivelato ciò che era la sua arte d’avanguardia: "La novità nella pittura non consiste in un tema ancora non visto, bensì nella buona e nuova disposizione ed espressione, e così, da volgare e vecchio, il tema si converte in singolare e nuovo."
“Posso ora stupirti, è il mio turno, di sorprenderti e magari anche confonderti?” mi dice Michael con una leggera risata.
“Non chiedo altro”.
“Lo sapevi che Nicolas Poussin aveva dipinto, a modo suo, -La Cena- di Leonardo?”
“No lo ignoravo”
“Lo sapevi che ha dipinto due volte- La Cena- per la sua serie- Sacramenti-?”
“Per niente”
Trionfante e felice, Michael stava per battermi con la rivelazione finale!
“Conosci il -Dialogo dei morti- scritti da Fénelon (François Fénelon), precettore del giovane duca di Borgogna, figlio di Luigi XIV, in cui immagina un dialogo sulla pittura opponendo Poussin a da Vinci?”
Sorrido, questo è un viaggio iniziato bene!
Michael Jackson che non concede un’intervista da dieci anni mi parla spesso di pomeriggio, tenendo nella mano destra la sua Bibbia rilegata in nero. Sempre con le sue maniere delicate e i suoi sorrisi serafici che contrastano con la brutalità delle sue guardie del corpo. Subito mi fa questa confidenza: "La gente crede i conoscermi, ma io sono uno delle persone più sole del mondo. Ho una relazione col tempo che, senza dubbio, non è facile da comprendere. Sono un'anima vecchia in un corpo giovane."
Ha una passione per i libri? Nella sua casa, in California, s’immerge nelle opere di filosofia, medicina, storia e architettura. È anche un grande amante delle biografie storiche. I suoi personaggi preferiti sono uomini di libertà: il marchese di La Fayette con il quale condivide il segno dello zodiaco, la Vergine; Abraham Lincoln, che ha un duplicato della sua sagoma alta con la forma di un robot, nella sua casa di Encino, castello rosa e ocra che poteva credere fiorentino; Nelson Mandela, l'uomo che ha detto: "Non siamo ancora liberi, stiamo realizzando solo la libertà di esserlo". Senza dimenticare il sovrano del suo cuore, il suo culto del re, quello che non ha mai smesso di affascinarlo: Luigi XIV, Il Re Sole.
“Che cos’è che ti piaceva dell'epoca di La Fayette?” Domandai a Michael.
“Quando hai parlato di lui in televisione, sono rimasto impressionato per il suo doppio destino, la disgrazia e la ricchezza che cadono contemporaneamente in un ragazzo di quattordici anni, che si ritrova contemporaneamente orfano di padre e milionario per eredità!”
“Sì, ma ciò che è degno di nota è la velocità con cui si disegna il suo destino. All'età di sei anni è già sposato con la donna della sua vita. All'età di diciannove anni, George Washington lo fa Generale dell’esercito degli Stati Uniti. A vent’anni è più famoso in Francia che in America, per questo motivo l'hanno chiamato l'Eroe dei Due Mondi. Ed inoltre il modo in cui ha vissuto il suo ideale e condotto tutti i combattimenti della libertà è d’avanguardia: ha difeso gli indiani ed i neri in America come agli ebrei ed i protestanti in Francia”
“Pensi che ha veramente aiutato gli indiani?”
“E’ certo. Gli storici dicono che ha studiato la questione Indio con il governatore indiano di New York dell’epoca. E non ci crederai, ma sai come si chiamava quel Governatore?. Il suo nome era Clinton.”
Incateno Michael chiedendogli da cosa nasce la sua ammirazione per Lincoln.
“Perché si è potuto dire di lui che era un "boscaiolo diventato re." E’ uno di quei rari presidenti degli Stati Uniti che sono nati in una capanna di legno. I suoi compagni di scuola lo chiamavano Abe. Si prendevano gioco di lui a causa dei suoi grandi piedi: aveva il quarantasei! Ed inoltre, come te e me, adorava navigare lungo i grandi fiumi. Nella sua gioventù ebbe il coraggio di scendere lungo l'Ohio e il Mississippi!”
(Gonzague) “Tu hai conosciuto Mandela, che impressione ti ha fatto?”
(Michael) “Non si può non essere impressionati da un uomo che, dopo venti anni di carcere mostra una tale serenità. Inoltre è il più grande dei democratici, io lo trovo realmente regale. E non ero molto lontano dalla verità, perché in seguito ho saputo che era il figlio di una famiglia reale di etnia Xhosa, il suo bisnonno era il re del popolo Thembu. Uno dei figli del re, chiamato Mandela, era il bisnonno di Nelson Mandela.
“Per quanto riguarda la tua devozione per Luigi XIV, puoi spiegarla?”
“Piuttosto dovresti essere tu a parlarmi del più grande re che ha conosciuto la Francia. A proposito di questo devo farti una domanda: è vero che ha perso tutti i suoi capelli all'età di venti anni?”
Ero già stato in grado di misurare il grado di conoscenza di Michael, ma ora mi aveva veramente sbalordito. Come poteva sapere la storia della Francia fino a questi dettagli?
“Si è vero, era andato in guerra contro i Paesi Bassi,con l’assedio di Dunkerque e Bergues, ma contrasse una forte febbre tifoidea. Era talmente indebolito che si credeva potesse morire, quando finalmente guarisce aveva perso tutti i capelli. E’ per questo che inizia a portare la parrucca, per nascondere la sua calvizia. La parrucca aveva dei buchi dai quali lasciava uscire i pochi ciuffi che gli rimanevano. Installa inoltre vicino alla sua stanza, a Versailles, il gabinetto delle parrucche, dove andava a cercare la parrucca per la messa, la parrucca per la caccia, la parrucca per la cena.
“Non si è mai visto uno come lui - mi dice Michael - è veramente unico.”
“Disilluditi, ai tempi della colonizzazione, proprio qui, nella confluenza dell'Ogooué col Ngounié, c'era un sovrano nero, N'Combé, col soprannome del Re Sol. Sembra che avesse un aspetto infernale: era vestito con un immenso abito di popeline scozzese con quadri neri, interamente sbottonata, al fine di lasciare vedere la sua camicia bianca sulla quale brillava una spilla con tre grandi diamanti intagliati ad Amburgo. Il suo perizoma, di un rosso brillante, era un po' più piccolo di quello che la decenza avrebbe voluto. Attorno al suo collo, ballava un'ampia cravatta fatta di una vecchia tenda. Aveva in mano un bastone del tamburo e la testa era ornata con un cappello tipo "manico della padella".
“E’ vero che a Versailles è arrivato un elefante grigio dall’Africa?”
Sì, ed inoltre è una storia poco conosciuta. Un'altra volta i miei complimenti! Questo animale era stato offerto al Gran Re dai Portoghesi nel 1668; veniva dal Congo ed aveva quattro anni. Fu condotto nel serraglio di Versailles dove visse tredici anni. Si trasformò rapidamente in uno dei più perfetti cortigiani di Sua Maestà. Nel momento in cui Luigi XIV si avvicinava e lo accarezzava, egli lanciava bramiti di gioia e gli faceva ogni tipo di moina con la sua proboscide. L'elefante reale diventò celebre a Parigi ed i pittori più rinomati si disputarono l'onore di dipingere il suo ritratto. Ma ad uno di essi, lo prese a male, ed avendo riempito la sua proboscide di acqua, la spruzzò all'artista e al quadro. Subito dopo, esaltato dal favore del re, divenne pericolosamente vendicativo e, avendo giudicato che uno dei suoi sorveglianti gli aveva mancato di rispetto, lo prese con la sua proboscide, lo fece girare in aria e lo scaraventò al suolo.

Continua....
 
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