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"In Paradiso con Michael Jackson" di Gonzague Saint Bris

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SilviaMJ
view post Posted on 27/10/2012, 23:34 by: SilviaMJ




Ecco la traduzione di alcuni brani del libro :62590714.gif:

IN PARADISO CON MICHAEL JACKSON

In questo libro pubblicato nel 2010 dallo scrittore Gonzague Saint Bris,”Au Paradis avec Michael Jackson”,racconta le sue impressioni su Michael Jackson dopo averlo accompagnato in un viaggio in Africa,scoprendo un aspetto totalmente sconosciuto dell’artista,il suo amore per la lettura,per l’arte e la storia.

BENVENUTO A CASA,MICHAEL
Quando eri sulla terra,tu già sognavi l’Eden e di voler tornare in Paradiso.Mi hai chiesto di accompagnarti, quella era l’Africa delle tue radici.
Un giorno mentre siamo andati nella foresta del Gabon, mi hai detto,”Non giudicare un uomo fin quando non avrai camminato per due lune di fila dentro i suoi mocassini.”Quando pronunciasti queste parole, con l’inchiostro nero dei tuoi occhi,ho capito che si trattava di un messaggio.
Ora che sei in Paradiso,è il mio turno di tornare sul percorso del tuo eterno ritorno.
Per me tu non sei mai stato un mortale.
La cosa fantastica della lingua inglese è che ho potuto darti del Tu rivolgendomi a te con il Lei, e darti del Lei chiamandoti familiarmente Tu.
A volte sembravi un fantasma,eri lì eppure eri assente, a volte eri lontano ed era il tuo modo di avvicinarti.
Come i Principi di questo mondo, a chi noi abbiamo dato il nome di Icone, eri grazioso nel tuo camminare sul tapis roulant del tempo.
Tu andavi avanti pur restando fermo, progredivi senza muoverti, ti fermavi, tornando indietro prendevi distanza dal presente in una pratica ritmica del canto delle origini.
Non avevi realmente un futuro qui, perché ciò che ti aspettava era meglio, tu sei stato disegnato per l’eternità, tu sei stato auspicato per la perpetuità.
L’entusiasmo di essere non è un futuro morto.
Eri inconsapevole,forse,nei grandi lavori preparatori,nel lavoro estenuante,la monumentale opera,il lungo cammino che precede la Resurrezione.
Gonzague Saint Bris

RITORNO IN AFRICA


“Un uomo senza cultura è come una zebra senza strisce”(proverbio africano citato da Michael Jackson)

Nella Cadillac color cacao che dall'aeroporto ci portava a Libreville seguiti da una folla scalmanata, Michael mi ha detto, ”Il mio ritorno in Africa è il ritorno in Paradiso”.
Nel momento in cui il velivolo di Michael Jackson ,un Boeing 707 da Los Angeles, atterra a Libreville sulla pista dell'aeroporto Léon Mba,sul terreno dell'Ecuador a due passi dall'Oceano Atlantico, l’Africa si prepara a un nuovo duello, sulle spiagge dell’oceano si è diffusa la notizia che lo scrittore afro-americano Alex Haley, premio Pulitzer è morto, è stato il leggendario autore di quel capolavoro che è anche un best-seller Roots (Radici), la grande saga del ritorno alle radici in Africa. E’ un segno, la trasmissione di un testimone. L’arrivo a Gabon del cantante più grande dei nostri tempi, la riunione del continente assomiglia ad un enorme simbolo dei loro antenati. D'altra parte trascindo decine di milioni di fan di tutte l’età, più di tutte le star,annuncia il colore è il nero: ”Il mio ritorno in Africa è il ritorno in Paradiso”.
Nel parcheggio dell'aeroporto a dargli il benvenuto c’è una folla delirante. Salito sulla Cadillac che ci porta fuori l’aeroporto, Michael irradia una gioia senza pari, una folla nera insegue la limousine presa ormai d’assalto da una marea di adolescenti lungo il viale ai bordi del mare.
Migliaia di bambini corrono dietro la limousine di Michael Jackson, che in piedi nella parte posteriore, con indosso una camicia con la figura di topolino,ringrazia l’un l’altro con un sorriso irresistibile.
Ora la macchina della mega-star si dirige verso la capitale e la folla variopinta mette ritmo al suo aspetto glorioso con un boato di amore.
I festeggiamenti con la sua ritrovata Africa sono appena iniziati, mai dall'arrivo di Nelson Mandela, un ospite aveva riunito tale folla e generato tale fervore, la visita è stata organizzata come per un capo di Stato: assemblee generali, la massima sicurezza, riconoscimento di persone eminenti ed Entourage, ricevimenti al palazzo presidenziale di Omar Bongo, nella sala degli Ambasciatori decorata in legno chiaro e preziosi soffitti intarsiati e pelletteria.
Ma prima delle riunioni ufficiali, Michael, che è venuto con uno dei suoi cugini più piccoli, Brett, ha voluto incontrare questo gruppo di ragazzini nel Palazzo Okoumé, dove si è stabilito con il suo seguito, una merenda con mille bambini organizzato da lui.
Nella sala da ballo l'idolo che racchiude in sé la musica e la danza nera da Cab Calloway a James Brown, scopre l’eccitazione locale e la danza etnica. Una giovane di 13 anni, naso egiziano,occhi alti e a mandorla come quelli nubiani, stretta di anca e gambe infinite sculettava davanti a lui, E dopo questo esercizio di seduzione, tutta orgogliosa, viene a sussurrare in un orecchio:”tocca a voi”.
“... Non hai un'altra storia di Leonardo da dirmi durante la cena?”, Michael mi ha chiesto gentilmente.
Poi ho pensato a La Cena. Il modo in cui era stato dipinto il celebre affresco poteva eccitare la sua immaginazione, era la prova che i problemi potrebbero essere più personale: Metamorfosi e identità.
-Vorrei raccontare la straordinaria storia di un’opera di Leonardo da Vinci, il famoso affresco de La Cena nel monastero di Santa Maria delle Grazie a Milano.
Questo quadro rappresenta una scena estremamente nota: Cristo a tavola con i suoi apostoli. Sono 13 a tavola ma fra di loro c’è un traditore,Giuda, Ludovico Sforza, conosciuto come El Moro, duca di Milano, ha chiesto a Leonardo da Vinci di dipingere “l'ultima cena” sulle pareti del refettorio di Santa Maria delle Grazie. Leonardo iniziò a lavorare, ma, come sempre, era distratto da altre sue opere. Nemmeno appare per il lavoro, infine viene convocato dal suo mecenate, avvertito delle sue assenze.
Sforza, gli domanda con rabbia: ”Dove eravate?”
“Vedete Maestà, ho bisogno di trovare un tipo abbastanza bello per fare il modello di Cristo."
Poche settimane dopo lo trova, ma un anno dopo non ha ancora finito il suo lavoro.
Sei mesi dopo, Ludovico Sforza lo convoca furioso e gli dice: ”Ti stai prendendo gioco di me?ancora non hai finito, i monaci mi dicono che non vieni mai a lavorare, il priore ti ha denunciato”
“Guardi signore, mi manca la cosa più difficile, per mesi ho cercato un ragazzo che abbia un aspetto sporco come Giuda e mi creda non è facile, vado nei bassi fondi della città,nei rifugi mal frequentati e ogni notte nei bordelli del borgo per trovare qualcuno che possa rappresentare Giuda.”
In effetti una notte Leonardo vide un ragazzo con l'occhio torvo, bocca storta, l'aspetto nodoso, imbronciato, gli si avvicina e gli dice “Casting infernale! Ti piacerebbe posare per me?” L’altro che lo ha riconosciuto,”Ah sì, io so chi sei, tu sei Leonardo, ma in primo luogo che cosa ci fai in un posto come questo?...e mi hai anche chiesto di posare, ma per fare cosa?”
Leonardo gli dice: ”E’ per fare Giuda….ma ti darò dei soldi” l’uomo fece un movimento di ritiro e di indignazione allo stesso tempo, impallidisce e il dolore è disegnato sul suo viso: ”No,no,non lo posso fare, non mi puoi chiedere di fare Giuda!” ”Ma perché?”gli chiede Leonardo. La risposta è inconfutabile” Perché è a me che un anno e mezzo fa, mi ha chiesto di posare per incarnare il Cristo!"
“Whoow!” esclama Michael.
E poi mi ha proposto di parlare a lungo di Michelangelo. Sono stupito per la sua conoscenza del Rinascimento italiano, mi da mille dettagli sulle relazioni contrastanti e piene di rivalità tra Leonardo e Michelangelo. La serata è proseguita e sono diventato sempre più silenzioso, abbagliato e stupito da questa eloquenza improvvisa causata dalla sua passione per la scultura e la pittura.
“Come fai a sapere tutto questo?”gli ho chiesto
“Da Diana”,mormora con voce soave.
“Ma chi è Diana?”
“Diana Ross ,naturalmente”
“Ah, bene! Non sapevo che aveva un tale interesse per la pittura.”
Poi vedo il volto di Michael illuminarsi. Mi dice:” È lei a cui devo tutto.Lei mi ha insegnato l’amore per l’arte. Non solo mi ha fatto capire meglio i maestri del Rinascimento, ma mi ha rivelato i misteri della pittura di Poussin e mi ha insegnato le caratteristiche di Degas". Il paradosso è che questo cittadino del mondo mi ha invitato nel cuore dell'Africa per discutere dei maestri della cultura europea!
Lo ha fatto a Libreville, capitale del Gabon, dove la storia in sé era una lezione. Questa città è stata fondata da schiavi liberati dai francesi di una nave diretta per il Brasile, quest’ultima ha offerto loro una terra dove avrebbero potuto costruire una città che divenne la capitale.
Anche se la notte era scesa, Michael voleva discutere di ciò che era visibilmente il suo argomento preferito: il Rinascimento e il duello Vinci-Michelangelo.
“Lo sapevi che Michelangelo era un bambino prematuro?” ho chiesto a Michael.
“No non lo sapevo, lo ignoravo”
Alla vigilia della sua nascita, sua madre era ancora in viaggio. La signora Buonarroti cadde e fu trascinata dal cavallo...il giorno dopo ha dato alla luce prematuramente un figlio di nome Michelangelo. Alla fine del mese il bambino è stato affidato a un'infermiera di Firenze, figlia e moglie di scalpellini... In tutta la sua vita, Michelangelo ha pensato che l’amore per la pietra e il suo dono prodigioso per la scultura e le origini della sua immensa carriera sono emerse per aver passato la sua infanzia accanto a scalpellini.
Grazie a Michael ho conosciuto lo scopo del duello pittorico tra Michelangelo e Leonardo da Vinci, quando ogni artista aveva ricevuto l'ordine dal gonfaloniere di Firenze, (magistrato civile nelle città medievali), di dipingere nella sala del Gran Consiglio. Alla destra quello di Da Vinci, la battaglia di Anghiari; alla sinistra quello di Michelangelo, la battaglia di Cascina. Non furono solo i due grandi artisti che intrapresero un combattimento singolare, ma fu tutta la città che entrò in combattimento. Ben presto la città intera si divise in due, da un lato gli Angelistas e dall'altro i Vincistas pronti per il confronto, in una disputa che non era nient'altro che estetica.
Ma la più divertente, ha dichiarato Michael, era la storia dei disegni rubati. Mentre i due pittori lavoravano ognuno nel suo lato, preparando i suoi cartoni e prendendo tutte le precauzioni dei più grandi segreti per non essere spiato dal rivale, i disegni di Michelangelo sparirono senza che mai si sapesse chi li aveva sottratti.
E Michael aggiunse ridendo a crepapelle:” Magari la causa del furto sta semplicemente nella preservazione della moralità pubblica! Sembra che i signori di Firenze vedessero con molto cattivo occhio l'esposizione esagerata di soldati nudi che mostravano le loro parti intime”
Sedotto dalla sua conoscenza dell’artista che sembrava riguardare tutti gli aspetti del personaggio, interrogai Michael sulle relazioni di Michelangelo col denaro.
“Su questo punto era terribile, egli non smetteva di compatirsi per la sua solitudine ma anche delle pene e i pericoli per i quali si sentiva stanco e di tutto ciò che era destinato a passare per "aiutare a casa".Egli alludeva senza dubbio alla famiglia che soffriva la fame e viveva a sue spese, tenendo saldamente le operazioni commerciali ed immobiliari. Come ogni toscano era tormentato dall'antico amore per la sua terra ed il denaro, anche se non si trasformò mai in un grande proprietario terriero, rimase ossessionato per il desiderio di profitto che lo spinse ad aumentare la fortuna dei Buonarroti. Questa avidità sfrenata si riflette nel consiglio che egli dà ai suoi fratelli per negoziare un bene: "Fate attenzione a non comprare niente per necessità, in modo di poter mercanteggiare. È orribile! Si può dire senza sbagliarsi che Michelangelo era duro nel commercio"
“Che cosa è che ti ha sorpreso di più di Michelangelo?"
"Da un lato, la sua incredibile insensibilità e considerazione per gli altri, quella feroce indifferenza che fa si che non assista neanche al funerale di suo fratello, la sua unica scusa può essere che fosse assorbito dal suo lavoro.
Dall'altra parte la sua energia prodigiosa, ancora cavalcava all'età di 88 anni, sembrando un leggiadro cavaliere che torna al suo quartier generale al tramonto. In definitiva ha lavorato fino al limite, con l’impegno di un giovane, nel lavoro di San Pietro a Roma durante gli ultimi diciassette anni della sua vita.
Più interessante è il modo in cui, alla sua morte, è impossibile, modificare il complesso architettonico che ha creato. Non vuole che ogni mediocre possa minare il suo lavoro e che nessun altro artista possa successivamente cambiare la sua visione delle cose,vuole che il suo lavoro sia definitivamente fissato nel marmo dell'immortalità. Ancora più sorprendente (e qui, guardando attentamente Michael, ho capito che stava parlando di quello che anche a lui era interessato), il rifiuto dell'autorità dei poteri temporali, quando vogliono interferire con la sua guida artistica. E’ capace di una violenza strana, di una brutalità incredibile, perfino con l'inviato del Papa. Mi ricordo di una lettera dove con molta insolenza ha detto chiaramente a San Pietro che il loro lavoro era trovare il denaro e occuparsi della rete di trasporti, mentre tutto quello che riguardava la creazione ed i piani dell'opera, era di sua competenza.
Ho detto a Michael ”In definitiva era come te, una voce senza maestro"
Il nostro gioco proseguiva, si estendeva su tutti i colori della tavolozza di pittura. A mia volta per metterlo alla prova, gli chiesi:
"Sai dove è sepolto Michelangelo, il tuo amato maestro?"
Attese, guardando dubbioso, poi rispose: ”A Firenze credo”
“Sì, nella Basilica di Santa Croce.”
E' tardi, mentre terminava la cena, Michael mi propone di rimanere per vedere i cartoni animati, sfortunatamente i video che gli hanno dato alla reception sono in lingua francese e lui educatamente li rifiuta, io lo saluto. Lasciando la suite all'ottavo piano, lo lascio abbandonato a quello vizio impunito che è la lettura.
Tutto era magico in questo incontro, il luogo, il momento, le questioni d'interesse, gli scenari. A che cosa devo il dono di questo viaggio iniziatico?
In realtà, niente mi preparava a incontrarmi con la mega-star. Michael era per me come una stella cadente di chi aveva ascoltato il suono setoso nelle nuvole e le canzoni trepidanti nella terra, come tutti gli abitanti del pianeta. Come tutto il mondo, io ero affascinato dal suo talento come ballerino, quando passavano Beat it e Billie Jean su MTV. Fu il primo Nero a conquistare l'immacolato canale musicale americano. Semplicemente vidi sullo schermo del televisore qualcuno che parlava di quello che gli interessava molto: le fonti della cultura, la civiltà europea e più particolarmente l'arte, i castelli, i quadri, le chiese, l'essenza stessa di quel paese per il quale, senza sapere perché, sentiva tanto amore: Francia. Il mondo intero proclamava che Michael era un re. Non si sapeva come chiamarlo.Era chiamato "Il Re del Pop", "L'Imperatore del Videoclip." Ma se i media possono creare stelle, niente è come la gente per creare re.
Michael sarebbero stato incoronato anche in Africa: prima in Costa d'Avorio e poi, durante il suo viaggio in Abissinia, incoronato re nel territorio Sanwi..

Continua....

Edited by Andago - 28/10/2012, 11:52
 
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